venerdì 3 maggio 2013

LE VISIONI IMPOSSIBILI

Il passaggio dall'analogico al digitale, dalla realtà tangibile a quella virtuale, ha trasformato la concezione stessa del cinema. I nuovi media digitali sono visti come strumenti capaci di rinnovare il modo in cui il cinema racconta storie. I mezzi digitali non soltanto ridefiniscono, modificano, rinnovano l'identità del cinema ma la snaturano a livello profondo, tanto che le caratteristiche sulle quali si fondava  oggi diventano sempre più delle semplici opzioni, delle scelte possibili seppur non obbligate. 
Come ricorda Manovich, il cinema era nato con il compito di catturare e immagazzinare la realtà: era il testimone privilegiato del reale. Ora la sua immagine di testimone attendibile attendibile del reale si è snaturata, i ponti con le sue origini sono stati tagliati. Tutto ciò che aveva caratterizzato le immagini in movimento prima del XX secolo viene delegato all'animazione, alla ricerca costante di effetti speciali. Un segno tangibile di questo cambiamento è rappresentato dagli ultimi grandi successi conquistati da Hollywood proprio a colpi di effetti speciali.
Fino a pochi anni fa gli studios erano gli unici a potersi permettere gli strumenti digitali, la cui sempre crescente diffusione non coinvolge solo la mecca del cinema, ma l'intera concezione della produzione cinematografica. I processi della creazione di un film si rinnovano a mano a mano che i mezzi digitali sostituiscono quelli tradizionali.

A tal proposito Lev Manovich traccia una mappa di tale cambiamento:

  • oggi piuttosto che filmare la realtà, è possibile creare delle sequenze cinematografiche con l'ausilio di programmi di animazione. Perciò la ripresa dal vivo perde il ruolo di materia prima della costruzione cinematografica. 
  • una volta digitalizzata, la realtà filmata si libera dal legame indicale che costituiva la relazione privilegiata del cinema tradizionale. Ovvero per un computer le immagini sono tutte uguali perchè costituite con lo stesso materiale, i pixel, che si prestano ad essere facilmente alterati, sostituiti, scambiati.
  • se nel cinema tradizionale la ripresa dal vivo non veniva rimaneggiata, ora funge da materiale grezzo destinato alla scomposizione. Il cinema ottiene, in questo modo, la plasticità esclusiva della pittura. Si riconduce, quindi, in quanto arte plastica, al "complesso della mummia" di cui parlava Morin, per cui partecipa al reale grazie ad un bisogno che aveva già portato gli antichi ad imbalsamare le apparenze degli esseri umani mediante il ricorso alla scultura e alla pittura.
  • in passato il montaggio e gli effetti speciali erano attività rigidamente separate. Il computer distrugge questa separazione, grazie ai programmi di disegno, la manipolazione di una singola immagine è semplice quanto un'operazione di "taglia e incolla".
Quindi, l'arte intesa come imitazione del reale cede il posto alla produzione di immagini non necessariamente esistenti in realtà.

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